venerdì, dicembre 08, 2006

 

LUCANIO 012

Taccuino n. 41

Se il Polonio 210 è, in questo momento, l’elemento chimico più conosciuto a livello mondiale, è grazie alle proprietà letali che esso possiede, utilizzate, come è noto, per eliminare la spia russa Alexander Litvineko. Si tratta di un metalloide radioattivo raro che prende il proprio nome dal paese di origine della scienziata Maria Sklodowska-Curie che, poco più di un secolo fa, scoprì la radioattività degli elementi chimici, ed in particolare di quella minima presenza di polvere nera, appunto il Polonio, che conferiva un valore di quattrocento volte più elevato all’uranio che stava studiando. Per questa ed altre scoperte, la signora Sklodowska fu la prima donna nella storia ad ottenere il premio nobel, dapprima per la fisica, nel 1903 e poi per la chimica, nel 1911. Se la scienziata polacca fosse vissuta in Basilicata, avrebbe sicuramente già scoperto uno dei pochi elementi chimici di cui ancora nessuno ha provveduto a registrarne l’esistenza. Stiamo parlando del Lucanio 012, sostanza improbabile in natura, di cui si sa solo che si ottiene esclusivamente per effetto di una combinazione disastrosa degli elementi di governo. Per questo motivo si chiama così, in attinenza alla regione lucana, che più delle altre risulta malgovernata e che presenta sfaccettature insopportabili nell’operato di chi gestisce la cosa pubblica. Quanto più si agisce scorrettamente, tanto più aumenta il livello di contaminazione e l’incidenza negativa del Lucanio 012 sul tessuto socio economico. Esso, come e più del polonio, risulta deleterio per i cittadini, soprattutto per quelli più giovani. Infatti, il riferimento numerico 012 indica, appunto, la fascia di età che meglio evidenzia le pesanti ripercussioni della contaminazione sulla situazione regionale. E’ stato verificato, infatti, che la riduzione di circa trentamila abitanti della Basilicata ha interessato, in particolare, i giovani in età scolare, che anche quest’anno sono diminuiti di ben oltre un migliaio riducendo, così, all’incirca di altre centoventi unità il numero delle cattedre disponibili per gli insegnanti. Altro che le promesse e l’impegno per creare opportunità di nuova occupazione ai giovani diplomati e laureati lucani. Altro che allarme sui possibili contagi di oggetti e persone che sono state a contatto con Alexander Litvineko. Qui, da noi, non si tratta solo di una temporanea e confusa preoccupazione, come per il caso Scaramella, per il quale non si sa bene dove si ferma il rischio della contaminazione e dove inizia quello dell’intrigo internazionale con tanto di intreccio tra Kgb e non meglio inquadrabili collaboratori dei servizi italiani, bensì di una perfida maledizione che da troppo tempo affligge la gente lucana. Pochi se ne rendono conto, ma bisogna tener presente, che mentre il Polonio, pur provocando conseguenze mortali sulle persone, ha un indice di persistenza relativamente breve, per cui i danni sono limitati ad un arco di tempo di circa centoquaranta giorni, il Lucanio manifesta i suoi effetti a distanza di anni e anni, determinando un progressivo impoverimento della realtà circostante, fino a mettere a rischio la sopravvivenza stessa delle popolazioni locali. Hai voglia a tranquillizzare da parte dell’Assessore all’Ambiente di turno, come ha fatto in questi giorni Giovanni Rondinone, sull’assenza di rischi e pericoli per i cittadini lucani, derivanti dalla contaminazione radioattiva del terreno circostante il deposito di scorie nucleari di Rotondella. E’ proprio il caso di dire che una rondine, per quanto più grande, non può far primavera, se anch’essa continua a seguire la rotta della mancata verità sulle perdite di radioattività nel suolo, nel mare, sul reale stato dei contenitori, su eventuali cimiteri radioattivi presenti sul territorio di questa regione tanto bella quanto sfortunata. Chi consentì di realizzare da noi l’impianto per separare chimicamente i prodotti di fissione dagli elementi transuranici dell’unico reattore americano che funzionava con una miscela di uranio e torio? Chi fu d’accordo con il boss della ‘ndrangheta che fece seppellire in Basilicata cento fusti di sostanze radioattive? E perché, gli attuali eredi e discendenti di coloro che potevano e non fecero nulla, oggi costruiscono proprio su quegli errori, le loro fortune economiche e politiche? Insomma, che si tratti di petrolio, di vento o di fusti radioattivi, persiste in terra lucana una forma di contaminazione che contrassegna tutti coloro che governano, solo formalmente, in nome del popolo e quasi mai, invece, a favore di esso. La sostanza che la genera è, appunto, il Lucanio 012, che oltre ad essere tossico e dannoso rappresenta anche la maledizione di una stirpe che non si esaurisce facilmente. Ecco spiegato l’interminabile decadimento della società lucana che, così a volte avviene in chimica, anziché dar vita ad una progenie di tipo stabile che segna la fine del processo di disintegrazione radioattiva delle sostanze contaminanti, continua a generare nuclidi instabili incapaci di arrestare il declino e la pericolosa deriva economica e sociale. In tal modo, è così fugato ogni dubbio sulla reale esistenza del Lucanio 012, per il quale non resta che trovare una adeguata collocazione nella tavola periodica degli elementi chimici. Voler negare tale evidenza, equivale a riaffermare l’attualità del concetto del grande Tacito sui ciarlatani: continuano ad esistere!
Gianmatteo del Brica

Etichette: , , , , , , , , , , , , , ,


Comments: Posta un commento



<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?