venerdì, novembre 10, 2006

 

INSULTRAGGIO

Taccuino n. 37

Furbi, cinici e senza scrupoli, falliti, bugiardi e affaristi, incapaci, arroganti e presuntuosi.

Sto parlando dei governanti giunti a far parte di quella specie di “combriccole di regime” rappresentate dalle pubbliche istituzioni gestite a mò di consigli di amministrazione, dei politicanti a capo delle “cooperative del disonore” cui si sono oramai ridotte le coalizioni politiche, dei “sindacalisti autoreverse” posti a recitare copioni utili alla loro ed all’altrui bisogna ma scritti sempre dallo stesso regista di palazzo, dei “galoppini sculturati” per frequentazione palestrota e per insipienza culturale.

Padoa Schioppa è una schiappa, Rutelli un ammosciapippa, Casini un mediocre trecartista di una qualsiasi area di sosta autostradale che finisce per non ricordare esso stesso chi vince e chi perde, la Gardini una infantile interprete del “mà Ciccio mi tocca, toccami Ci”, Di Pietro un patentato ignorantone e Mastella uno sporco terrone. Più difficile è riuscire a trovare qualche efficace definizione offensiva per Luxuria dal momento che l’epiteto di “frocio” profferito dalla Mussolini fa riferimento ad una parola di origine greca che, addirittura, ha il significato di saggezza.

Non così, invece, per i nostri eroi di cartone che sono alla guida delle istituzioni lucane. Essi sono come i dispensatori “stupefacentieri”, creatori di pericolosi sogni, di false illusioni e di spolianti dipendenze.

Sono insulti ed oltraggi? Nessuna preoccupazione. Me lo posso permettere. Ce lo possiamo permettere, e finalmente giustizia è fatta.

D’ora in avanti, infatti, anche i comuni cittadini potranno liberamente insultare, soprattutto se provocati. Anche a distanza di tempo, come per le provocazioni che per decenni il popolo ha dovuto sopportare senza poter liberamente reagire.

Lo stabilisce una sentenza della Corte di Cassazione che ha giustificato ogni pesante ingiuria di una gentile signora verso coloro da cui si sentiva infastidita. I supremi giudici della Corte, con la sentenza numero trantaseimilaottantaquattro hanno stabilito che “sussiste l’esimente, quando la reazione iraconda segua il fatto ingiusto altrui e consegua ad un accumulo di rancore, per effetto di reiterati comportamenti ingiusti, esplodendo, anche a distanza di tempo, in occasione di un episodio scatenante ed in risposta ad una condotta negligente delle persone offese”.

Vien da pensare che in primis, nello stilare il disposto della sentenza, ai giudici siano balenate le colpe di un “convoglio governativo” che è stato capace di trasformare la locomotiva del miracolo italiano e dei giacimenti lucani in una diligenza squinternata che ad ogni passaggio, anziché benessere e progresso, ha lasciato polvere e briciole del bivaccamento di bordo.

Finora pochi l’avevano ben messo a fuoco, ma oramai è certo. Uno dei principali motivi del progressivo degrado delle nostre realtà risiede proprio nell’inibizione della libertà di insulto da parte della popolazione verso i propri governanti.

Ma con la rimozione di tale vincolo da parte della Corte di Cassazione, finalmente, può essere liberata l’energia propulsiva delle parole sporche, che Freud considerava la molla fondamentale per il progresso e la civiltà.

Si tratta di una pratica che affonda le radici nell’antichità e di cui Vito Tartamella, autore di un recente testo intitolato per l’appunto “Parolacce” puntualizza che le prime tracce scritte in italiano volgare si trovano in un affresco del dodicesimo secolo nella chiesa di S. Clemente a Roma.

Ma alla tradizione si affianca, oggi, la scienza, che ha scoperto come nel cervello umano esiste un vero e proprio apparato specializzato nel produrre e archiviare le parolacce, in grado di resistere anche ai traumi ed alle malattie. Si può perdere la parola ma non le parolacce: per questo motivo esistono Sgarbi e la Mussolini, Luxuria e la Gardini, Calderoli, Ceccherini, Al Bano, Zequila, Platinette. Non dimentichiamo, inoltre, che grazie agli insulti di Materazzi a Zidane, l’Italia è diventata campione del mondo, sennò hai voglia ad aspettare le prodezze di Totti.

Tuttavia, questi protagonisti sembrano essere poca cosa rispetto alla maestria insultatoria degli antichi babilonesi. A quei tempi, perfino il basilico, ritenuto curativo e benefico per eccellenza, veniva seminato pronunciando frasi zeppe di insulti, oltraggi e maledizioni.

Pertanto, se quella civiltà è da prendere a riferimento per risollevare le sorti, la Basilicata e l’Italia possono davvero sperare. Più Babilonia di così!

Gianmatteo del Brica

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