Taccuino n. 38
Ci ritorno. Eccome, se ci ritorno, sulla questione delle nomine negli enti regionali. D’altronde, qualcuno dovrà pur fare il paladino a difesa, non di una o due persone, ma di oltre 1.600 esclusi, prima illusi e poi rimasti ingannati da un marchingegno a prova di spudoratezza scientifica. Atteso che l’amnesia collettiva che ha improvvisamente colpito, oltre ai “dis-partiti”, perfino gli organi di “dis-informazione”, (tranne, ovviamente, il Balcone e qualche altra “finestrella” informativa) ha portato a disattendere, clamorosamente, i postulati fondamentali della normativa pubblica sugli incarichi che richiedono requisiti di professionalità e non di appartenenza politica, non si creda che sia stato semplice, per Ds, Margherita, Udeur, Sdi, Rifondazione, PdCI, Verdi, IdV e Forza Italia, trovare la formula giusta per infliggere l’esemplare punizione, ai meno osservanti, e per dare la salutare lezione dimostrativa, ai più recalcitranti. Per chi non l’avesse compreso, proprio di questo si è trattato. Il vero obiettivo da conseguire con le nomine da parte della “tirannide partitica” che governa e inciucia in Basilicata non era, paradossalmente, il contentino clientelare da assicurare ad amici e conoscenti, ma il messaggio intimidatorio da far giungere, con tecnica banditesca, a migliaia di persone per far meglio comprendere l’assetto di potere discrezionale precostituito. Non “fortunati” in mezzo a tanti, perciò, ma “mazzieri” più o meno inconsapevoli, per conto dei guappi di un quartiere “a poca edificazione”, pomposamente sorto in fondo alla discesa, con dubbio stile “ventennio fascista”, grazie ai soldi dei cittadini contribuenti. Così, si giustifica il sacrificio dei vari segretari di partito, da Antonio Potenza a Rocco Rivelli, e di tanti consiglieri regionali, da Emilia Simonetti a Rocco Vita, Rosa Mastrosimone, Franco Mollica, Cosimo Latronico, che hanno dovuto chiedere a se stessi ed ai propri parenti o affini, sfidando eroicamente il principio dell’incompatibilità e del buonsenso, di prestarsi ad essere nominati negli enti, indipendentemente dalla sovrapposizione con altre eventuali attività perché, tanto si sa, si tratta di enti che non richiedono grande impegno, per lo più inutili, che esistono proprio e solo per essere “strumentali” ai giochi di bottega. Purtuttavia, le polemiche sorte intorno al pacchetto di nomine da confezionare ad ogni inizio di legislatura, hanno richiesto uno sforzo supplementare di messa a punto della sceneggiata di stagione, in modo da dare un minimo di infiocchettata parvenza istituzionale ad un provvedimento esclusivamente ad uso e consumo dei giovanotti a capo del parco dei divertimenti della Regione. Allora che cosa si sono inventati i diavoletti del quartiere dei “belli di giorno”? Nientemeno che un brainstorm di studiosi ed esperti di fisica e matematica (anche se le prof. Du matematica, di questi tempi, sconcertano non poco i benpensanti), uno “strizzamento di cervelli” da cui ne è scaturita la formula in base alla quale si è giunti alla definizione delle nomine negli enti. Dai verbali segreti delle convulse riunioni di palazzo risulta, ad esempio, che il segretario dei Ds è stato “mandato all’Università” sulla base del seguente postulato: sia Uf (Unione-forza italia) un insieme di insiemi, allora esiste una funzione S (spartizione) tale che per ogni P (partito) appartenente ad Uf si ha una SP di competenza dei vari P. Trovata geniale per procedere non solo alla nomina dei 104 amministratori di enti e società pubbliche regionali ma per spingersi, sulle ali dell’entusiasmo, addirittura a stabilire la competenza di ognuno sull’intero pianeta lucano. Evvivaddio, una volta tanto che si può agire con il conforto della scienza, perché non approfittarne fino in fondo. Tanto, chi vuoi che vada a vedere se si tratta di pensatori illegittimi anziché cattedratici di riconosciuta competenza. Così, senza colpo ferire, in occasione delle nomine, gli specialisti del rastrellamento di incarichi e risorse pubbliche, sono giunti a spartirsi perfino gli elementi costitutivi del creato: la terra, l’acqua, il fuoco e l’aria. L’acqua, come è noto, è stato deciso che sarà di competenza dell’Udeur, la terra, dei Ds ed il fuoco del sottosuolo petrolifero, della Margherita. i Sull’aria, invece, si è aperta, una duplice contesa con tanto di inqualificabile messinscena, ammantata di sensibiltà energetico-ambientalista, ma sostanziata da evidente fervore eolico-affaristico. Nessuna decisione è stata assunta ma, in attesa di conoscere a chi dovrà rispondere il dio Eolo, possiamo esserne certi che ai fini delle esigenze dei cittadini lucani, si tratterà, ancora una volta, di aria fritta.
Gianmatteo del Brica
# posted by gianmatteo del brica @ 8:48 PM