mercoledì, agosto 09, 2006

 

SUL SOFA'

Taccuino n. 6
“Da soli e in compagnia”, recita lo spot televisivo della Natuzzi-Divani&Divani. Ovviamente si riferisce al benessere garantito a coloro che si concedono le comodità e gli agi assicurati dai divani della nota industria materana.
Con il termine “divano” si intende quel lungo e largo sedile a somiglianza del canapè, ma più basso di esso, che di solito si colloca lungo le pareti di una stanza; nella derivazione orientale riferita alle cerimonie, è anche detto “sofà”.
Più correttamente, pertanto, il protocollo di intesa sul polo del salotto, sottoscritto dal Ministero delle Attività Produttive e dalle Regioni Puglia e Basilicata, avrebbe dovuto chiamarsi “accordo sul sofà”. Si è trattato, infatti, di null’altro, che di una cerimonia di inciucio preelettorale, abilmente allestita a pochi giorni dalle elezioni per recitare comodamente la filastrocca che tante volte abbiamo sentito e che, solo per un rigurgito di coscienza, i sindacati hanno timidamente criticato sotto alcuni aspetti.
Scajola, ha parlato dell’inizio di un percorso (quindi di una promessa); De Filippo ha dichiarato che il protocollo è stato firmato in un’atmosfera perfetta (quindi nessun accenno ad alcun impegno concreto); Vendola ha affermato che la Puglia farà la propria parte (quindi ha rimandato ad altri tempi); Calia ha decantato il metodo condiviso di lavoro (quindi ha svicolato nell’opportunismo consociativo).
Nessuno ha detto chiaro e tondo, che questo accordo rimarrà aria fritta, almeno fino alla prossima finanziaria, quando, ci potete scommettere, prevarranno le esigenze supreme di altre zone del Paese e il protocollo, pomposamente sottoscritto in questi giorni, finirà nel novero degli inganni a danno della gente e sarà archiviato come una bella filastrocca raccontata per illudere i lavoratori e gli elettori.
D'altronde, le filastrocche sono ordinariamente definite come un’accozzaglia di sillabe, di parole, di frasi, che talvolta riproducono indefinitamente lo stesso motivo.
Esattamente come hanno fatto Scajola, De Filippo, Vendola e Calia che, con parole diverse, hanno riproposto lo stesso cliché di sempre: promesse, frasi fatte, mirabilie da realizzare, felicità da regalare.
Bim bum bam, quattro vecchie sul sofà: una che fila, una che taglia, una che fa cappelli di paglia, una che fa guanti d’argento, per corredare il bimbo contento. L’antica filastrocca fa il paio con la moderna prosa di un linguaggio politico teso ad edulcorare l’amara realtà di un sistema produttivo e sociale abbandonato a se stesso e malgovernato. Non ci vengano a raccontare altre storielle. La verità è che con il protocollo sul sofà, i soliti noti hanno organizzato la solita messinscena, finalizzata esclusivamente a tutelare i propri interessi, di tipo politico, economico, sindacale. Tanto, se qualcosa non funzionerà, ci sarà sempre la scusa dei cinesi, piccoli e malvagi, che con la loro concorrenza a basso costo, saranno gli unici colpevoli di ciò che non sarà fatto. L’impunità è così garantita e così pure il giochino a danno dei cittadini. Purtroppo, come la si gira e la si volta, non si intravede nessuna nobiltà di azione e di pensiero, ma soltanto il tentativo di carpire il consenso degli elettori per mantenere la propria poltrona. Ecco, in questo modo l’arredamento dell’edificio è completo: si prendono a pretesto i divani, per poi accomodarsi sui sofà e, infine, riposizionarsi sulle ambite poltrone dei ministeri, delle presidenze, degli assessorati, delle direzioni generali. Come dire: non fa niente che il protocollo sul rilancio del distretto del mobile è una scatola vuota, tanto, l’obiettivo vero, è solo quello di un segno di croce da apporre su una scheda di colore giallo e su una di colore rosa, che costituiscono il lasciapassare necessario per altri cinque anni di scorribande garantite laddove tutto è possibile ma nulla si fa per gli altri. E allora, antico popolo lucano, senza peli sulla lingua, a parere del Brica è proprio giunto il momento di spodestare dai divani, dai sofà e dalle poltrone, tante persone, che si e no, meriterebbero la panca.
Gianmatteo del Brica

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