venerdì, agosto 25, 2006

 

REGALINTRIGO

Taccuino n. 19

Ci voleva proprio un Principe caduto. Non dal trono, perché per un probabile e forse provvidenziale imbroglio storico, non vi è mai salito, quanto dal letto! Che poi non sia il baldacchino di una reale dimora, ma il giaciglio a castello del carcere di Potenza, poco importa, anzi, è ancora meglio.
Se doveva cadere, fisicamente e metaforicamente, Vittorio Emanuele, non c’era posto più giusto che quello del capoluogo lucano. Così, in un sol colpo, tanti impensabili obiettivi sono stati raggiunti ed è stato possibile dimostrare al mondo intero l’insospettabile maestria che ha portato a compiere un capolavoro di marketing territoriale, un raro esempio di finezza politica, una illuminante corroborazione delle idealità umane. Insomma, un miracolo politico in cui, prima del magistrato “terremoto”, come viene definito Henry John Woodcock, nessuno vi era mai riuscito. Finora, infatti, quasi universalmente, con il termine “potenza” era intesa una grandezza riferita al campo della fisica, e tutti i grandi investimenti istituzionali si erano rivelati inefficaci per far conoscere altrove questi luoghi dell’entroterra meridionale, saltati a piè pari, dalla Campania alla Calabria. Dopo gli accadimenti recenti, invece, non vi sono più dubbi, e ad ogni latitudine, tutti conoscono finalmente questo impareggiabile ombelico del vizio fustigato. La Giunta regionale dovrebbe essere grata a Henry John Woodcock! Grazie alla sua iniziativa, ora può tranquillamente procedere alla soppressione dell’Apt, ente ritenuto indispensabile fino a ieri l’altro e divenuto improvvisamente inutile e dannoso. Vuoi vedere che la Giunta regionale abbia concordato con la magistratura le iniziative più opportune di rilancio dell’azione di governo?
Finora, inoltre, politicamente, la Basilicata era stata sistematicamente liquidata, come un quartiere di Napoli o Roma, assolutamente ininfluente nella dimensione nazionale.
Dopo gli ultimi avvenimenti, invece, essa diventa scenario di azione politica di ampio respiro, con l’accostamento tra le presunte amorali discendenze reali e le espressioni più rappresentative della opposizione politica italiana. Il Governo nazionale dovrebbe essere grato a Henry John Woodcock! Grazie alla sua iniziativa può far meglio digerire il cambio di strategia governativa che prevede una manovra finanziaria correttiva che si prefigura come un vero e proprio salasso dei contribuenti italiani. Vuoi vedere che la magistratura ritorna ad essere un tassello decisivo dell’architettura istituzionale e politica?
Finora, infine, il popolo lucano, non aveva potuto esprimere nessun vero sussulto ideale e democratico che non fosse guidato dal potere imperante.
Dopo i fatti che si sono verificati con l’inchiesta choc, si apre, finalmente, una speranzosa breccia nel muro delle disillusioni e delle false illusioni dei lucani, che possono, così, individuare nei protagonisti della vicenda i nuovi appigli cui agganciare e rafforzare il pensiero e la morale umana.
I cittadini lucani dovrebbero essere grati a Henry John Woodcock! Grazie alla sua azione temeraria è riuscito pressoché a soppiantare quello sparuto gruppo di sbiaditi eroi nostrani con una inarrestabile morbosità collettiva verso le disavventure e le disgrazie che sono proprie di un tonfo come quello provocato dalle accuse giudiziarie rivolte a Vittorio Emanuele ed agli altri indagati.
Vuoi vedere che nei palazzi di giustizia si vorrà allocare l’azione di supplenza della sempre più carente iniziativa politica e sociale delle istituzioni, dei sindacati, della chiesa?
Tutto vero, tutto scontato, tutto inutile. Compreso l’eventuale ennesimo intricato e, in questo caso, “regale” intrigo, di cui nessuno sa chi veramente sia a tirare le fila.
Forse l’attore Ulderico Pesce, che mosso da malcalcolato furore ha cercato di cavalcare e calcare tigri e palcoscenici facendo leva sul cliché “artiutilitarpolitico” della macchia Passannantesca della famiglia Savoia.
Meno male che Vittorio Emanuele è caduto! Il suo ruzzolare dal letto del carcere, è come uno spicchio di luna nella notte buia di un governo della società che da noi ha fatto man mano venir meno tutti i miti e gli ideali. Quelli della giustizia e delle istituzioni, per nulla rispettosi dei principi universali della democrazia. Quelli dei campioni dello sport, sempre più lontani dallo spirito originario delle competizioni senza trucchi. Quelli degli uomini e dei partiti politici, sempre più distanti dai problemi della gente comune.
A questo punto non ci resta che guardare con benevolenza ad un Principe che, come qualsiasi altro comune mortale, casca dal letto, dorme poco e male, deve rispettare l’orario delle medicine, manda un saluto alla nipotina, si preoccupa di recuperare la camicia pulita e, cosa non secondaria, non risulta essere meno lontano da tutti noi, di quanti, grazie al potere che gli assicura la politica, utilizzano per proprio tornaconto mezzi e finanziamenti pubblici, ostentano auto, barche e griffe di vario tipo, elargiscono consulenze miliardarie, mortificano quotidianamente i principi della democrazia.
I loro vizi, non sono dissimili da quelli addebitati a Vittorio Emanuele, forse sono soltanto meglio mascherati e ciò non deve sfuggire all’opinione pubblica ma soprattutto alla giustizia.
Niccolò Machiavelli, nella sua opera “Il Principe” affermava che esistono “virtù dannose e vizi benefici”. Appunto!
Gianmatteo del Brica

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