domenica, agosto 13, 2006

 

PIZZINI ELETTORALI

Taccuino n. 10
La fantasia supera la realtà e, non di rado, coincide con essa. D’altronde la realtà non è necessariamente ciò che esiste, quanto, piuttosto, ciò che si percepisce. A volte, la fantasia porta a percepire cose che tutti pensano ma pochi dicono: in Basilicata esiste una “cupola” politica ed affaristica che, di volta in volta, decide il segno dell’esito elettorale e le sorti di personaggi, di primo e di secondo piano, che si avvicendano nella funzione di luogotenenti o di capimandamento.
E se finora mai se ne è avuto traccia, bisogna dedurre che essa utilizza mezzi e strumenti non usuali e di difficile intercettazione: i pizzini, appunto! Non i telefonini, non i fax, non le e-mail, ma i tradizionali bigliettini di carta, scritti e consegnati in mani sicure, per recapitarli ai diretti destinatari. Sarebbe curioso immaginare il contenuto dei pizzini riferiti alle assegnazioni degli appalti o alle graduatorie dei concorsi, ma è altrettanto divertente, soffermarsi su un immaginario epistolario elettorale, a base di foglietti arrotolati, tra il grande vecchio e i suoi discepoli.
Ma chi manda, e a chi, i pizzini in Basilicata? Proviamo a fantasticare! Il nostro Provenzano lo chiameremo “volatile del segno di pace”, lo zio che per similitudine dipingeremo come un arzillo vecchietto, con gli occhiali spessi, aduso ad una parca alimentazione e dall’incrollabile fede religiosa. Dal suo rifugio della sommità della collina partono gli ordini dei pizzini numerati. Solo i messaggeri sanno il nome che corrisponde ad ogni numero, ma noi li abbiamo decifrati con autentica arguzia: “n.1=AB-marpione di lungo corso”; “n.2=FB-l’uomo del monte”; “n.3=AL-compagno di merende”; “n.4=SM-salvadanaio pieno”; “n.5=VF-tiratore scelto”; “n.6=GM-la vittima sacrificale”; “n.7=AP-buono per tutte le stagioni”; “n.8=GF-bugiardo incallito”; “n.9=GV-servo del padrone”; “n.10=AS-il latitante al confine”.
Per dipanare ulteriormente la matassa, un grande aiuto ci sovviene sicuramente dalle sottolineature ritrovate sulla Bibbia Politica del grande vecchio. Riguardano il peccato e la salvezza, laddove si richiamano il peccato di fragilità dovuto alla debolezza umana ed il peccato di malizia commesso con la libera determinazione della volontà perversa. E’ per salvarsi da essi, che il grande vecchio, abbandona gli agi e la vita movimentata per svolgere la sola funzione di vigilanza sul mantenimento del sistema. Non più comizi e discorsi al popolo: “parlava come un Dio”, lo zio, ma solo indicazioni per cercare di mantenere il timone di una nave con troppi capitani a bordo. Tutti sono stati fatti ricchi con la rotta indicata dallo zio, quella delle concessioni per tutti, cooperative bianche e cooperative rosse, ex biancofiori, ex garofani, ex falce e martello, nuovi capimandamento della cosetta nostra. Nessuna forzatura violenta, ma solo equilibrio e convenienza, che si evince anche dal tenore sobrio dei pizzini decifrati.
Come quello indirizzato a n.5-VF, venerdì 3 marzo, nel quale, tra le righe si capta il messaggio essenziale: “Carissimo, ho ricevuto con gioia tue notizie (richiesta di intervento, n.d.r.). Sono molto contento di sapere che godete di ottima salute (accordo sulle candidature, n.d.r.). Lo stesso, grazie a Dio, posso dire di me. Per quanto riguarda quel nome che mi hai fatto sto cercando di mettere tutto a posto (trombatura di n.7-AP grazie al tradimento di n.8-GF, n.d.r.). Ti saluto e ti ringrazio e mi auguro che il nostro buon Dio ci guidi a opere di bene per tutti”.
L’esito delle elezioni ha puntualmente confermato l’impegno assunto dallo zio, oramai non più capo dei capi, ma regista di un gruppo di cosche che, anziché farsi la guerra tra di loro, hanno accettato di condividere e spartirsi la torta del potere e degli affari. Che non è poca cosa: più o meno 2-3.000 milioni di euro all’anno di cui i cittadini lucani sentiranno appena l’odore attraverso qualche piccolo contributo, loro elemosinato.
Si tratta di un copione già ampiamente sperimentato in Basilicata, con l’unica variante, che nella nuova rappresentazione, al fenomeno del “taninismo”, bisogna aggiungere anche quello del “taddesimo”. Con buona pace di tutti.
Gianmatteo del Brica

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