sabato, agosto 26, 2006

 

PALLONARI

Taccuino n. 20
L’Italia, quella del pallone, sta giocando proprio male, ma tanto che importa, a giudizio di tutti è il risultato che conta! E così, sempre più spesso, osserviamo allo stadio o davanti alla tv, tifosi disinteressati alla qualità del gioco espresso dalle squadre, per dedicarsi disinvoltamente ad altre attività più usuali alle nevrosi moderne. Se poi ci scappa il goal, l’urlo della massa segnalerà l’avvio del rito idolatrante gli eroi dai piedi bullonati.
E’ come in politica. Oramai, ciò che conta è la gestione del potere e non l’esercizio della passione e dell’impegno per la crescita civile e democratica delle nostre comunità. Così, non importa tanto se i partiti sono incoerenti e inadeguati rispetto alle necessità della popolazione, ma soltanto se vincono o meno le elezioni, se impongono Ministri ed Assessori, se si accaparrano Enti e Società di servizi.
In questo modo, però, né la nazionale di calcio, né quella della rappresentanza politica, risultano fatte dai giocatori più bravi quanto, piuttosto, da quelli che meglio sono funzionali al meccanismo che ha segnato la fine del bel giuoco e la fine della nobile politica. Non solo, ma come è evidente dal continuo turn over nella formazione della nazionale e negli assessorati di Regione, Province, Comunità montane e Comuni, non essendoci più i grandi fuoriclasse, va a finire che uno equivale all’altro e che impiegare un giocatore o nominare un assessore anziché un altro è più o meno la stessa cosa, basta che appartenga ad una delle scuderie espressione della logica del sistema “moggiano”.
Ma, oramai ci siamo e, quantunque, imposti dall’ex potente “Lucky” Luciano Moggi, i giocatori che devono cercare di mantenere alto il prestigio pallonaro italiano sono quelli cui, di riffe o di raffa, Marcello Lippi ha assegnato una maglia azzurra.
Così come, allo stesso modo, giusto o ingiusto, seppure grazie a lobby e clientelismi, i componenti della squadra di governo regionale sono quelli cui, alle elezioni, i cittadini lucani hanno dovuto accordare il loro consenso.
Curiosa coincidenza, quella della similitudine tra la Basilicata e la nazionale di calcio.
Buffon, Zambrotta, Grosso, Cannavaro, Nesta, Gattuso, Pirlo, Perrotta, Totti, Toni, Giardino. E’ questa, più o meno, la formazione della nazionale varata dall’allenatore Lippi, con le varianti possibili di Materazzi, Zaccardo, De Rossi, Barzagli, Barone, Inzaghi, Iacquinta.
Finora questi giocatori non sono stati capaci di esprimere molto di più di un ferrea difesa, che non ha consentito agli avversari di perforare, se non su autorete, la porta italiana. Come dire: il solito catenaccio all’italiana, utilitaristico, furbetto e pronto a scaricare sulla sorte avversa, tutte le colpe, qualora le cose dovessero andare male nel prosieguo del mondiale.
Al loro pari, anche la squadra che governa la nostra Regione non è stata in grado di sviluppare un granchè di azioni significative per far fronte con piglio autorevole alle sfide che la competizione a livello mondiale richiede.
Va da sé che la nostra formazione locale si sovrappone e combacia perfettamente con quella stilata da Lippi. Portiere: Falotico=Buffon, veri numeri uno, impeccabili nello stile e nell’eleganza con cui sono adusi abbrancare tutto ciò che giunge nei loro paraggi: palloni, scommesse ed incarichi. Terzino destro: Digilio=Zambrotta, mastini tracagnotti capaci di confondere tutti, avversari, compagni e camerati. Terzino sinistro: Folino=Grosso, gente che si impegna sempre, due aironi in stato di grazia Ciceronesca: “tacete non destateci dal sogno”. Stopper: Salvatore=Cannavaro, hanno il dono della sospensione dopo lo stacco e questo consente loro di prevalere nelle zuccate aeree ma quando giungono a terra i loro “pensieri pericolosi” li portano ad essere fastidiosamente “fallosi”. Libero: Fierro=Nesta, quando entrano in azione è un altro mondo: qualità, classe, tecnica, abilità imbonitrice. Insomma, “Magister docet”. Mediano: Nardiello=Gattuso, ringhiosi, spesso maldestri, però determinati come nessuno a non mollare l’osso, da inconsapevoli discepoli dell’Alfieri “volli, volli, fortissimamente sempre volli”. Regista: Restaino=Pirlo, qualche giocata di classe ma anche abulia di dimensioni grandi, grandissime, quasi smisurate. Sono oramai connotati come gli uomini-pendolo in moto perpetuo tra la possibile leadership indiscussa ed il probabile gregariato. Centrocampista: Santochirico=Perrotta, possono fare di tutto, dalla difesa all’attacco, eppure, alla fine, la loro prestazione risulta quasi sempre distratta, bislacca, fiacca e senza grandi invenzioni. Naturalmente, Santochirico durante la partita beve molto. Si serve direttamente dall’Acquedotto Lucano, dove ha lasciato una impronta indimenticabile. Centravanti: De Filippo=Toni, su di loro erano riposte le grandi speranze di riscossa di tutti i popolarpallonari, aspettative finora disattese da parte di questi osannati cicciobelli brillantinati e patinati della serie “non è tutto oro quel che riluce e non è neanche eterno il fondoschiena fortunato”. Mezzapunta: Pagliuca=Totti, sono le eccezioni, gli unici burini ammessi a corte, i puponi strafottenti e simpatici capaci di usare il cucchiaio con i piedi e gli sci con le mani. Seconda punta: Pittella=Gilardino, sono come le mezze stagioni, ogni tanto qualche gol gli salva la prestazione ma non ne cancella le responsabilità per le grandi occasioni sprecate. Allenatore: Coviello=Lippi, capitani di lungo corso appassionati del modulo “uno-quatto-quatto ci si intrufola” alla Juve, all’Inter, alla Nazionale, al Senato, in qualche Ente o Commissione. Male che vada ce li troveremo alla Presidenza della più grande federazione esistente nel paese dei pallonisti: la F.I.P., Federazione Italiana Pallonari. D’altronde il mondo è quasi rotondo come un pallone.
Gianmatteo del Brica


Comments: Posta un commento



<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?