venerdì, agosto 04, 2006

 

Gli sforzi inutili dei Ds

Taccuino n. 2
La Basilicata è terra di uomini e donne per lo più pigri, apatici, incapaci di autodeterminarsi! Così, avranno pensato i diessini, quando hanno deciso di portare la buona novella a questo popolo di incapaci e fannulloni: «non vi preoccupate, ci siamo noi che penseremo a tutto», tanto è vero che, dai manifesti affissi ai muri delle città e dei nostri paesi, ha incominciato a campeggiare una scritta con un messaggio rassicurante per quanti credono che prima o poi succederà qualcosa e arriverà qualcuno che ci salverà: c’è una “Basilicata che vuole farcela”!
Come ogni messaggio che si rispetti, anche in questo caso, esso ha suscitato pensieri profondi tra la gente che possono essere così sintetizzati: 1) meno male che finalmente c’è un partito che prima delle elezioni non promette proprio niente, neanche qualche posto di lavoro in più; 2) ma perché, c’è, invece, una Basilicata che non vuole farcela? 3) però, non si capisce bene se è un progetto o una minaccia!
E a chi, come me, è abituato a fronteggiare i diavoli che assumono nobili sembianze, viene da aggiungere che, sinceramente, mi sarei aspettato di più. “La Basilicata che vuole farcela” è lo slogan neanche troppo originale coniato dai Ds che, però, in sostanza, non ci dicono né come e né per cosa. E visto che essi, in questi anni, si sono appropriati di tutti gli strumenti e di tutte le leve indispensabili per poter operare nella politica e nelle istituzioni, bisogna supporre che si tratta esattamente di quanto già è stato messo in atto nell’ultimo decennio: cioè di cotte e di crude, che hanno permesso, non ai lucani, ma solo ad un ristretto gruppo di esponenti e amici del partito di “farcela” a ritagliarsi vantaggi e privilegi connessi alla gestione del potere, mentre l’intera Basilicata veniva progressivamente impoverita, riducendola a fanalino di coda delle regioni italiane. Altro che sviluppo. L’economia lucana è stata completamente smembrata inseguendo un sogno industrialista sbagliato nell’impostazione e ancor peggio gestito nell’attuazione. Lo sfacelo socio economico che ne è seguito è sotto gli occhi di tutti e a poco serve, oggi, cercare di correre ai ripari con la promessa del piccolo contributo previsto dalla legge pomposamente chiamata “cittadinanza solidale”. Figuriamoci! Non sono bastati gli oltre 10.000 miliardi di vecchie lire, che la squadra dei Ds ha avuto a disposizione dall’Unione Europea negli ultimi dieci anni, per risollevare le sorti della Basilicata. Se, con soli 500 fiorini, seppure 500 anni fa, divenni ricco, immaginiamo cosa sarebbe stato possibile fare con quel fiume di denaro, se solo fosse stato un poco meglio utilizzato. E’ colpa di tutti? Non direi! Neanche di tutti i diessini, in quanto, come si sa, i Ds costituiscono, sì, un aggregato granitico dove, però, la presenza di uomini e personalità di indubbio spessore è costantemente e puntualmente sacrificata alla cupola in mano al ristretto gruppo che detiene il potere finanziario, che fa business e clientela, che addomestica e piega il bene comune agli interessi di parte.
La Basilicata che può farcela non è questa. Risparmiatevi, perciò, cari diessini, questi sforzi inutili, perché i risultati della vostra azione di governo dicono che in gran parte avete fallito nel compito di far crescere la nostra regione, di creare opportunità di lavoro per i nostri giovani, di valorizzare le nostre risorse, di ampliare gli spazi di democrazia e di libertà. “Per fare del bene - diceva un grande personaggio come Diderot - non basta annunciare di volerlo fare, ma bisogna anche farlo bene”. Si pensi quel che si vuole, ma, per quanto lo dica il Brica, fino a controverifica, occorre ben altro impegno ed etica politica per portare la Basilicata ai primi posti in classifica.
Gianmatteo del Brica

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