venerdì, agosto 18, 2006

 

FATE DI MENO!

Taccuino n. 15
Dopo averle sperimentate tutte, forse l’unica implorazione che rimane da fare a quanti rivestono responsabilità di governo, è quella di pregarli di fare di meno se vogliono fare qualcosa di più!
Sono almeno tre lustri che ascoltiamo proclami di progetti e programmi, attraverso i quali, le sorti di questa sfortunata terra lucana avrebbero dovuto tingersi di rosa. Macchè, i dati dell’Unioncamere, presentati alla giornata dell’economia, sono impietosi per la Basilicata e perfino un volpone di lungo corso come il presidente dell’Ente camerale, l’ineffabile Pasquale Lamorte, non ha potuto fare a meno di bacchettare i governanti regionali e tutti coloro con cui, suo malgrado, ha dovuto pudicamente accomunarsi e sintonizzarsi politicamente negli ultimi anni. A partire da Bubbico, per finire a De Filippo. Sbaglia chi ritiene che la Presidenza della Camera di Commercio sia stata una soluzione di seconda linea per Lamorte che, invece, ha deliberatamente scelto di non fare politica attiva, nel momento stesso in cui la politica è stata mortificata e trasformata in un campo di battaglia senza regole. I feriti, oramai non si contano più, in uno schieramento e nell’altro. E la cosa curiosa è che nessuno, finora, è rimasto sul campo colpito dal nemico, ma tutti sono stati fatti fuori dal fuoco amico, il più pericoloso, perché inaspettato e subdolo e perché proveniente dai santoni della nobile arte politica, coloro, cioè, che dovevano essere gli sceriffi e non i banditi. Poco si può fare, purtroppo, quando i cecchini non sono i combattenti frontali, ma quelli che pugnalano alle spalle affinché non venga scalfito il disegno egemonico di assalto alla dirigenza. Finora ne hanno pagato le conseguenze Gianfranco Blasi, Dino Collazzo, Angelo Dinardo, Peppino Molinari, Michele Radice, e tanti altri ma, soprattutto, continua a scontarne le pene la popolazione lucana, che è stata progressivamente abbandonata a se stessa, tradita e violentata, ridotta alla povertà e costretta a prostituirsi. Quante penetrazioni per l’incasso di royalties, che solo in piccola parte rimangono nella borsetta della nostra sinuosa terra! Di giorno e di notte, fino a quando le viscere non saranno più buone per procurare alcun beneficio agli sfruttatori senza scrupolo e coscienza.
Non era forse meglio mantenersi illibata fino a quando un vero principe azzurro fosse stato capace di raccogliere ed esaltare le fattezze e le bontà di un territorio e di una storia che non hanno eguali? Ma certo! Perché alla luce dei risultati ottenuti e messi a nudo dal rapporto di Unioncamere, non c’è dubbio alcuno, che il generoso donarsi della Basilicata ai suoi “prodi” si è rivelato come un inutile slancio, che non è servito proprio a niente, neanche a qualche piccola consolazione sul versante degli orpelli che possono essere ostentati. Come, ad esempio, un aeroporto, una vera ferrovia, un casinò. Niente, nemmeno uno zoo! Quasi quasi valeva la pena di tenersi il deposito di scorie radioattive, accettando senza protestare, l’iniziale orientamento della giunta regionale sul quesito ministeriale. Chissà, forse qualche risultato l’avrebbe prodotto, quantomeno in termini di attenzione per evitare qualsiasi pericolo all’intero paese.
Invece, la cruda realtà è quella di una regione il cui gran daffarsi degli uomini con a capo Boccia, Bubbico, De Filippo, Carelli, Nigro, Santarsiero, Altobello, ha prodotto solo ingiustizie, uso distorto di ingenti masse finanziarie, arretramento economico e sociale. La Basilicata del 2005 è giunta al traguardo della “crescita zero”, con un Pil addirittura negativo (-0,1%). Anche tutti gli altri indicatori sono di segno negativo: spesa per consumi delle famiglie (-0,6%); export (-18%); occupazione (- 3mila posti di lavoro); mortalità aziendale (6% di cancellazioni). Nessuna altra regione italiana è stata ridotta così all’osso e voracemente spolpata, tanto da dover assimilare l’azione dei nostri governanti a quella dei famosi pesciolini piraña, che nulla fanno rimanere di ciò che hanno a portata di denti. Nel caso specifico, acqua, petrolio, enti e strutture di servizio, appalti, concorsi, ospedali, strade, fondi statali ed europei, insomma, di tutto e di più. Perciò, non è fuori luogo l’implorazione che vi rivolgiamo, cari nostri governanti: d’ora in avanti cercate di fare di meno e di contenervi nella vostra azione. In questo modo finalmente avrete fatto qualcosa di più per i vostri concittadini, che potranno quantomeno sperare di raccogliere qualche briciola per le loro esigenze.
Fate meno summit, perché ogni volta vi spartite qualche ente e qualche poltrona.
Fate meno concorsi, perché si sa già che i raccomandati sono vostri parenti e amici.
Fate meno enti, perché sono inutili e costano troppo.
Fate meno dirigenti superpagati e meno incarichi ad personam.
Fate meno bandi, perché sono destinati sempre ai soliti.
Fate meno convegni, fiere e manifestazioni, perché servono solo per viaggiare e fare propaganda spicciola.
Fate meno leggi, perché quasi sempre sono ingiuste ed antidemocratiche.
Infine, se fosse possibile, fate anche meno elezioni, perché tanto il regime già c’è e, quantomeno, si eviterebbero i soliti ricatti, le minacce più o meno velate, le legnate e le bastonate per chi non ubbidisce.
Rimane un’unica preoccupazione. Purtroppo con ben tre sottosegretari, la situazione è destinata a peggiorare, perché ognuno di essi qualcosa la vorrà pur fare. A danno di chi? Siccome non sono stupidi, non a danno proprio e dei loro amici. Di tutti gli altri sì! Allora, per favore, anche voi, fate il meno possibile!

Gianmatteo del Brica

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