giovedì, agosto 24, 2006

 

E FESTEGGIAMO!

Taccuino n. 18
Cosa c’è di meglio che organizzare una grande festa alla quale, da primi cerimonieri, poter invitare tutti? Probabilmente poche altre cose.
Flavio Briatore, che proprio morigerato osservante di uno stile di vita rigorosamente sobrio non è, lo sa bene e, di continuo, sovrappone le sue soddisfazioni sportive a quelle festaiole, organizzando fantasmagorici raduni nei suoi possedimenti terreni e galleggianti. Particolare non secondario, Flavio Briatore è molto ricco!
Vito Santarsiero, sindaco di Potenza e Gianpiero Perri, amministratore delegato dell’Officina Rambaldi, hanno presentato un programma di festeggiamenti per la città di Potenza, senza precedenti. Una specie di campionato grand prix, che si svolgerà durante i prossimi mesi con manifestazioni di svariate tipologie. Costo dell’operazione: 100.000 euro. Non del Comune, non della Comunità Montana, forse della Provincia, forse della Regione. In ogni caso, delle tasche di tutta la popolazione perché, proprio per far fronte a questi irrinunciabili interventi, sia il Comune che la Provincia di Potenza, hanno deciso di aumentare al massimo la percentuale delle tasse, delle imposte e dei tributi a carico dei cittadini potentini.
Il Comune di Potenza, non solo non è ricco come Briatore, ma presenta un deficit di bilancio che non gli consente neanche di assicurare i servizi fondamentali ai propri abitanti. Purtuttavia, bisogna festeggiare comunque. Come quelle famiglie di turisti che, a costo di indebitarsi e di sacrificare le settimane estive ad una sofferente promiscuità in alloggi superaffollati, non rinunciano in alcun modo alla vacanza a Praia a Mare o a Scalea. Fa parte del rito. Fa parte dell’autoincensamento. Ed allora, ecco che la promiscuità amministrativa e strumentale di ciò che resta della gloriosa città di Potenza, presenta e fa vedere solo la copertina colorata di un libro non scritto in tutti i suoi capitoli, forse per pudore, superficialità o furbizia.
Ma, a pensarci, si comprende bene il motivo vero della multiforme iniziativa dei festeggiamenti del bicentenario: dopo Bubbico, basta con la centralità dell’attenzione su Matera. E’ tempo, invece, di riportare la leadership culturale nella città di Potenza. Basta anche con le impuntature solitarie di Fierro sull’improbabile aeroporto da realizzare e via con le cose politicamente più redditizie, come quelle del polo della cultura, utilitaristicamente sperimentate da Santarsiero e dalle sue variopinte cordate. Non a caso, il governatore De Filippo, già all’inizio dell’anno ha promulgato la legge regionale sulla finanziaria 2006, contenente uno specifico articolo sulla celebrazione del bicentenario della proclamazione della città di Potenza a capoluogo della provincia di Basilicata.
Il programma dei festeggiamenti è nutrito e perfino apprezzabile, se non fosse per qualche spericolata puntualizzazione che l’impianto dei festeggiamenti richiede. Già, perché, da noi, guai a chi tocca ciò che viene presentato con l’etichetta della cultura. Che poi sia simil-cultura, pseudo-cultura, falsa cultura dell’apparenza o, peggio ancora, business erudito, poco importa. L’importante è riuscire a suggestionare l’immaginario popolare facendo leva sui meccanismi delle più sofisticate tecniche pubblicitarie.
D’altronde, le bugie che piacciono di più, sono proprio quelle che sembrano delle grandi verità. Come quella della crescita del turismo con i festeggiamenti del bicentenario di Potenza capoluogo di Regione. Suvvia, lo capiscono anche i bimbi che questa è una delle classiche favole raccontata tante volte, da non poterne più, neanche con la promessa che in occasione del bicentenario, il Basento diventerà navigabile e Naomi Campbell si rinfrescherà nelle fresche acque del disinquinato fiume.
Ma niente di tutto ciò. Con il bicentenario avremo a Potenza, a spese della Regione, le bande in piazza, le parate in costume, le mostre d’arte, le orchestre musicali, le rappresentazioni teatrali, le proiezioni video, le recitazioni poetiche, le esibizioni dei gruppi musicali. Esattamente quanto gli anonimi e meritori comitati di quasi tutti i nostri piccoli Comuni, da anni, organizzano con grandi sforzi ed enormi sacrifici. Quantomeno essi sono sicuri di allietare le giornate degli emigrati in ferie.
E’ pur vero che sicuramente in occasione dei festeggiamenti, confluiranno a Potenza numerosi abitanti dei Comuni della provincia, e ciò servirà a far parlare gli organizzatori del grande successo della manifestazione ma ci scommetto che, a parte gli stranieri ingaggiati per l’occasione, di turisti ce ne saranno veramente pochi.
Non solo ma, sinceramente, in un progetto culturale basato sul recupero dell’identità, suona veramente in modo stonato l’esaltazione della dominazione francese sul popolo potentino, così come risulta stridente la creazione di un Museo del Risorgimento che, quantunque dovesse realizzarsi, andrebbe ad aggiungersi ai tanti già esistenti.
Da Santarsiero e da Perri ci sarebbe stato da attendersi, invece, la realizzazione di un Museo delle Insorgenze, che rendesse omaggio al periodo del brigantaggio ed allo stesso cinespettacolo della Grancia, che pure rientra tra le motivazioni di finanziamento del bicentenario.
Ma, si sa, la cultura, spesso diviene compiacimento di sé, vuoto discutere, svago intellettualoide, consenso politico, affarismo griffato e l’arte acquista valore non tanto per il significato profondo che contiene, quanto piuttosto per la firma, ben visibile, del suo autore e del suo mentore.
Nel caso del bicentenario di Potenza, se di cultura si tratta, è cultura alquanto addomesticata, e non se ne abbiano i concittadini in buonafede, ma con 100.000 euro sarebbe stato possibile finanziare altre trecentocinquanta mensilità di famiglie escluse dalla graduatoria della cittadinanza solidale per mancanza di fondi. E poi, scusate, ma nel Paese delle feste di ogni genere, non sarebbe stato giusto consentire anche a tutti gli altri Comuni di festeggiare la loro ricorrenza, fosse pure quella dell’assedio all’albero di ciliegio nel giardino più in alto, ma comunque strettamente legata all’identità delle popolazioni di un territorio che, se continuerà ad essere trascurato, rimarrà sempre più spopolato.
Rimane, infine, un legittimo quesito-dubitativo: sono i festeggiamenti del bicentenario un pretesto? Oppure, il pretesto scaturisce dai festeggiamenti del bicentenario?
Risposta: con i tempi che corrono, trovatemi un cane che muove la coda per nulla!!
Gianmatteo del Brica

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